Vivevano in Barcellona due sposi, Guglielmo ed Elvira Cervellon, appartenenti ad una delle più nobili famiglie spagnole. Persone pie e sante che, però, avevano una grande pena nel cuore. 

Il loro matrimonio non era stato allietato dalla nascita di alcun figlio. Sconsolati ma fiduciosi, si rivolsero al loro più grande amico, Pietro Nolasco, chiedendogli  di intercedere presso Dio perché alleviasse la loro pena.

“Sconsolati per non avere successione, si rivolsero al Santo ottenendo la promessa che la loro unione sarebbe stata benedetta. Poco dopo nacque una bambina…”.

Era il 1 dicembre 1230. Fu battezzata il giorno 8 nella chiesa dei mercedari e chiamata Maria, in onore della Vergine.

 

Santa Maria de Cervellon

Grande fu la riconoscenza verso il Nolasco, che vollero aiutare, molto più di quanto non avessero fatto fino allora, nel suo lavoro a favore degli schiavi.

La bimba crebbe bella, pia, santa, sotto la guida dei genitori e di persone pie che si occupavano della sua educazione.

Sin da bambina mostrò sentimenti di pietà e di amore verso i poveri e gli ammalati, che visitava frequentemente in compagnia della mamma o di altra persona di famiglia.

“Questa Santa Vergine sin da tenera età mortificava la sua carne …Ascoltava frequentemente la parola di Dio, conservava nel suo cuore quanto ascoltava….(Vargas).

Un giorno, era ancora bambina, vide il re che entrava in Barcellona con 192 schiavi liberati dalle prigioni africane. Su richiesta del re, i coniugi Cervellon li  ospitarono nella loro casa.                                              La piccola Maria, rimase  scossa dalla situazione dolorosa di quelle persone, tanto da voler trascorrere molto tempo con loro per aiutarle, curarle, fasciare le loro ferite.

Col crescere degli anni, la sua fede e la sua bontà aumentavano, tanto da destare l’ammirazione di tutti.

“ Dotata di rara bellezza e di elette qualità morali, fu chiesta in sposa da vari nobili, ma ella, guidata dal mercedario Bernardo di Corbara, decise, con il consenso dei genitori, di consacrarsi al Signore” (P.Vincenzo Ignelzi).

Consacrata a Dio, pur rimanendo nel mondo, cominciò a vivere una vita completamente estranea al mondo.

Sua guida e sostegno nella vita spirituale fu il Padre Bernardo di Corbara, il primo sacerdote dell’Ordine, uomo di insigne pietà e di grandissimo zelo.

Con la sua consacrazione a Dio, la vita di famiglia cambiò completamente.  

I suoi genitori, assecondandola in tutto e per tutto, trasformarono la loro casa, in luogo di rifugio per bisognosi di ogni genere.                                                          

 Le loro ricchezze furono utilizzate per opere di bene, specialmente per il soccorso e la liberazione degli schiavi.

Dopo la morte dei genitori, abbandonò il palazzo e si rifugiò in una piccola casa vicina al convento dei mercedari, trascorrendo la sua vita in preghiera e penitenza.                                                                         Ben presto a lei si unirono alcune amiche che, vivendo in comunione di beni e di sentimenti, trasformarono la piccola casa in un piccolo monastero.                                                                                      Questo gruppo di sante donne, emisero, poi, i voti di obbedienza, povertà e castità nelle mani del Padre Bernardo, impegnandosi ad affiancare l’opera redentrice dei mercedari.

Si occupava soprattutto degli schiavi liberati: “li assisteva, li curava, li istruiva e con la salute del corpo faceva risorgere nelle loro anime, la fede dimenticata” (P. Ignelzi).

Prima di partire per le redenzioni, i religiosi mercedari si raccomandavano alle sue preghiere e fu più volte vista, sulle onde, riportare la calma nel mare agitato. Per questo e per tutte le sue opere di bene, veniva venne chiamata Suor Maria del Soccorso, non più de Cervellon.

Morì il 19 settembre 1290, “tra le lacrime delle sorelle e la convinzione generale del popolo, che perdeva con Lei una tenera madre” (P.Ignelzi).

Fu sepolta nella chiesa dei mercedari.

Il papa Innocenzo XII, il 15 febbraio 1629, confermò il culto a lei tributato e iscrisse il suo nome nel Martirologio Romano, fissando la sua festa al 19 settembre, giorno della sua morte.


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